dissabte, 26 de novembre del 2011
La solitudini dei numeri primi
I numeri primi sono quelli che non si possono dividire, senon tra di loro . Ciò li condanna ad una vita di solitudine. Inoltre, tra i numeri primi, ce ne sono alcuni ancora più isolati. Quelli come l’11 e il 13, separati soltanto da un numero, ma senza poter mai sfiorarsi.
Sul quest’ idea si construisce la storia di Alice e Mattia, due amici così chiusi che non riescono mai a essere insieme.
Per capire come loro sono arrivate a questa situazione dobbiamo andare a monte. Questo isolamento è dovuto a due incidenti che gli sono capitati quando erano bambini.
Quando ha 7 anni, Alice ha un accidente mentre fa lezioni di sci. Il latte della colazione i ha fatta sentire male. Così, mentre sta in mezzo alla neve con i compagni si sente come la pancia scoppia. E non ha il tempo di arrivare al bagno. Alice si sente crollare il mondo adosso. La povera bambina, morta di vergogna e per evitare essere scoperta, decide di fuggire da lì sciando. Ma, nel percorso cade e rompe una gamba. In modo che resta un po’ zoppa per sempre.
Fra l’altro, anche Mattia ha 7 anni e una sorella gemella che ha un certo ritardo mentale. Loro vanno insieme a scuola, ma Mattia non ha amici perché nessuno vuole giocare con sua sorella. Certo che Mattia l’ama molto, però in certo modo è un po fastidioso per lui. Al punto che una sera decide di lasciare sua sorella giocando in un parco, per poter andare solo al compleanno di un amico. Quando torna a prenderla, lei non c’è. La cerca per mari e per monti, ma lei non appare mai.
Con questi episodi così drammatici adosso, Mattia e Alice si trovano nel liceo quando sono adolescenti. Alice è diventata un’adolescente insicura, con problemi di anoressia, vittima di bullying, presa in giro dalle crudeli compagne di liceo. Mattia è un ragazzo introverso, senza amici, che solo pensa a studiare e ossessionato dalla matemática.
Le vite di Mattia e Alice trascorreranno sempre in parallelo senza mai attraversarsi.
Mi è piacciuto tantissimo leggere questo romanzo. Infatti, l’ho letto in 3 giorni, non potevo smettere di leggerlo. Ho l’impressione che la colpa sia della forma come è scritto. Paolo Giordano ha costruito due personaggi così teneri, emotivi, vulnerabili che non puoi evitare di amarli, di soffire con loro. Lo scrittore ha raggiunto una interiorizzazione dei personaggi molto vera. Questo è sorprendente, soprattutto perché è il primo romanzo di questo scrittore.
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